Green Talks è un format che si propone di raccontare le storie di startup, imprese virtuose e personalità che si sono distinte nel campo della sostenibilità ambientale e dell’innovazione digitale.
Per questo appuntamento abbiamo scelto di intervistare il team di 3Bee: la climate tech nata nel 2017 per proteggere la qualità di vita delle api e degli impollinatori grazie alla tecnologia. Ringraziamo Niccolò Calandri, CEO e founder di 3Bee, per la chiacchierata.
Cos’è 3Bee e come nasce? Da quale background provengono i founder?
3Bee nasce nel 2017 da un’idea mia e del mio socio Riccardo. Prima di fondare 3Bee io e Riccardo abbiamo intrapreso percorsi molto diversi. Il mio è un background prettamente ingegneristico, ho concluso gli studi con un dottorato in ingegneria elettronica al MIT di Boston; Riccardo è un biologo ed ha studiato e concluso il dottorato di ricerca a Dublino. Ci conosciamo da sempre poiché siamo cresciuti nello stesso paesino, ma è solo dopo aver concluso gli studi che è nata l’idea di 3Bee.
Tornati entrambi a casa in estate, ci siamo appassionati alle api e abbiamo cominciato ad occuparci dei primi alveari. Prima di approcciarmi a questo nuovo progetto mi occupavo di elettronica quantistica, ed infatti il progetto 3Bee nasce dall’unione delle nostre capacità: se da una parte le conoscenze ingegneristiche ci hanno permesso di sviluppare la tecnologia adatta per monitorare gli alveari, dall’altra questo è possibile solo grazie alle conoscenze biologiche che ci permettono di interpretare e comprendere i dati ricavati dagli alveari.
3Bee è partita da un’arte antichissima quale l’apicoltura, per rivoluzionarla e metterla al servizio della biodiversità e della sostenibilità. In che modo cooperate con gli apicoltori?
3Bee nasce essenzialmente per proteggere le api e chi se ne prende cura. Siamo impegnati nella raccolta dei dati, monitorando l’alveare con dei sensori, per capire come stanno le api.
La nostra tecnologia permette una riduzione importante del tasso di mortalità delle api e ne aumenta il potenziale di impollinazione, e ciò è fondamentale per l’ambiente e per la biodiversità.
Il nostro progetto nasce anche per supportare gli apicoltori, che trovandosi alla fine della catena del valore del miele, spesso non riescono ad essere sostenibili a tutto tondo. Proprio per questo ci assicuriamo che i nostri servizi siano economicamente accessibili. Ciò è possibile solo grazie al nostro vantaggio competitivo: il mapping costante di dati ambientali, che ci permette di scalare oggi con il sostegno delle imprese.
Partecipare al podcast Muschio Selvaggio ha aiutato a dare visibilità al progetto 3Bee. Qual è il target a cui si riferiscono i vostri servizi?
Bisogna premettere che il nostro modello di business si è evoluto nel tempo. Inizialmente i nostri clienti erano soltanto gli apicoltori e devo ammettere che fin da subito abbiamo avuto numeri incredibili di richieste. Il problema era che si parlava di cifre che forse sarebbero andate bene per una B2C ma assolutamente non per una B2B come noi.
Col passare del tempo abbiamo iniziato ad integrare gli apicoltori all’interno dell’azienda – quasi come fossero dipendenti – e abbiamo capito qual era il nostro vantaggio competitivo.
Dal 2020 in poi, molte aziende hanno iniziato a investire in difesa dell’ambiente ed erano alla ricerca di qualcuno che potesse fornire dati reali e verificati, proprio come facciamo noi.
Da quel momento abbiamo iniziato a sviluppare progetti di sostenibilità e CSR attraverso iniziative dedicate alle imprese con l’obiettivo di contribuire in maniera tangibile alla tutela della biodiversità. Non solo con la tecnologia per gli alveari per api mellifere e selvatiche che permette di realizzare Apiari Aziendali 3Bee, ma anche con veri e propri progetti di piantumazione di boschi nettariferi con l’obiettivo di produrre scorte di nettare nel tempo e sopperire naturalmente alla scarsità di provviste e nutrimento per le api e gli impollinatori.
Visitando il vostro sito, si nota subito una sezione dedicata all’agrivoltaico, in cui le energie pulite entrano in simbiosi con la biodiversità, ovviamente attraverso le api. Parlaci meglio di questa iniziativa.
Quello del fotovoltaico è un mercato in fortissima crescita e nei prossimi anni il numero dei campi fotovoltaici continuerà certamente a crescere. Per questo motivo le istituzioni stanno cominciando ad esigere determinati prerequisiti, ad esempio il rispetto della biodiversità. Abbiamo deciso di lanciarci nel settore del fotovoltaico quando abbiamo capito che 3Bee poteva diventare un punto di incontro tra la biodiversità e le energie pulite.
I nostri propositi sono diventati realtà con la creazione di particolari impianti fotovoltaici – pieni di api-, che producono miele e che difendono la biodiversità, portando vantaggi a chi li utilizza, al territorio e chi lo abita. Non dimentichiamo che solitamente le aziende che per prime fanno una scelta di questo tipo sono quelle con una forte occupazione del suolo; e infatti gli impianti di 3Bee sono studiati per non occupare spazio in più rispetto a quello già occupato dalle infrastrutture aziendali ma di integrarsi e rigenerare l’esistente.
Quanti sono, ad oggi, gli utilizzatori dei servizi offerti da 3bee e quali sono gli obiettivi previsti per il futuro?
Più che di user, possiamo parlare di alveari. Ad oggi, abbiamo installato quasi seimila alveari in tutta Italia e ci sono oltre 500 brand che collaborano con noi. La priorità di 3Bee in questo momento è quella di iniziare a “parlare altre lingue”. Nel prossimo futuro l’obiettivo è l’espansione anche a livello europeo, perché abbiamo le potenzialità per entrare in questo nuovo mercato. Dal 2022 infatti, sono entrati a far parte del team di 3Bee i primi colleghi internazionali che svilupperanno i mercati di Francia, Germania e Spagna.