Negli scorsi giorni i Ministri per l’Ambiente dei Paesi Ue si sono incontrati per discutere la bozza della normativa che punta ad eliminare – oppure a vincolare in qualche modo – dalla filiera produttiva europea i prodotti che causano deforestazione.
La deforestazione è un fenomeno particolarmente diffuso nel nuovo millennio e la sua diffusione potrebbe portare a conseguenze catastrofiche dal punto di vista ambientale e climatico.
Soltanto tra il 2001 ed il 2015 è scomparso l’equivalente di tutto il territorio tedesco a causa dell’espansione delle attività agricole e, come se non bastasse, dal 2000 ad oggi abbiamo perso circa il 10% della superficie forestale mondiale.
In occasione della giornata internazionale delle foreste, WWF ha divulgato un report intitolato “Deforestazione e cambiamento climatico: l’impatto dei consumi sui sistemi naturali” in cui viene spiegato come il problema delle foreste sia in rapida evoluzione ed il trend vada necessariamente invertito per non rischiare di peggiorare la situazione.
Le foreste sono giganteschi serbatoi di Co2, secondi solo agli oceani per capacità di immagazzinamento, e se un giorno non dovessero più essere in grado di assolvere al loro compito sarebbe impossibile per l’umanità rispettare gli accordi presi a Parigi.
Oltre alla produzione di ossigeno e alla regolazione dei cicli delle piogge, le foreste ogni anno assorbono un terzo delle emissioni antropiche di anidride carbonica e ciò significa che trattengono complessivamente circa 860 miliardi di tonnellate di Co2. Perdere tutti questi vantaggi legati all’esistenza degli ecosistemi forestali significherebbe perdere, senza alcuna possibilità, la lotta al cambiamento climatico.
“Non possiamo più permettere che i nostri consumi generino impatti così forti sugli ecosistemi ed è necessario prendere consapevolezza delle implicazioni che ogni nostra azione ha sul Pianeta. Nel solo 2017, l’Ue ha causato il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale di materie prime – afferma Isabella Pratesi, direttore Conservazione del WWF Italia -. Stiamo letteralmente “mangiando” le foreste del Pianeta, amplificando così gli impatti del cambiamento climatico che invece potremmo mitigare proteggendo gli ecosistemi naturali e ripristinando quelli degradati”.
Nonostante la normativa europea stia continuando a fare progressi per ridurre l’impatto dell’Ue sul fenomeno della deforestazione, è chiaro che – come evidenziato nel rapporto di Greenpeace – ci siano ancora importanti lacune. L’ultima intesa raggiunta da un buon numero di paesi risale agli incontri di Novembre della Cop26 di Glasgow, ma nonostante ci siano oltre 100 nazioni firmatarie che si sono impegnate a far arrestare il fenomeno entro il 2030, questo accordo appare fragile ed effettivamente potrebbe non portare una vera e propria svolta soprattutto perché non sono previste sanzioni per i Paesi che non riusciranno a mantenere gli accordi.
Tra le lacune più importanti che presentano i precedenti accordi ci sono sicuramente il mancato inserimento nella normativa di alcuni prodotti come mais, gomma e la carne di maiale e di pollo, la mancanza di una reale tutela per gli ecosistemi e per gli esseri viventi che ci abitano e non solo. Oggi il vero problema è che alcune multinazionali ed alcuni paesi stanno cercando in tutti i modi di “annacquare” la normativa e di aggirare la legge.
Ciò che è sicuro sono le scadenze: il 28 Giugno i Ministri per l’Ambiente dei firmatari si incontreranno per chiarire le loro posizioni riguardo la normativa ed ancora, anche il Parlamento Europeo ha deciso di chiarire la sua posizione ed il voto è previsto in Commissione Ambiente in data 19 Luglio.