Green Talks è un format che si propone di raccontare le storie di startup, e in generale imprese virtuose, che si sono distinte nel campo della sostenibilità ambientale e dell’innovazione digitale.
Per il nostro secondo appuntamento abbiamo scelto di intervistare il team di MUV, un progetto dedicato alla mobilità urbana nelle città europee.
Nello specifico, abbiamo chiacchierato con Domenico Schillaci, uno dei quattro founder, e gli abbiamo posto delle domande per sapere qualcosa in più su questo gioco a tema mobilità urbana.
Da quale background provengono i founder? Come nasce MUV e quali necessità intende soddisfare?
“MUV nasce come progetto di ricerca e ha da sempre l’obiettivo di avere un reale impatto nella vita delle persone. I founder di MUV sono in totale 4, due dei miei colleghi sono ingegneri, proprio come me, mentre l’ultimo è specializzato in arti grafiche. L’idea, secondo me, è risultata vincente grazie al lato ludico: MUV è un vero e proprio gioco che spinge le persone ad attuare comportamenti responsabili e sostenibili nel campo della mobilità urbana. Ad esempio, se un utente sceglie di andare a piedi o in bici in un posto piuttosto che prendere l’auto guadagnerà dei punti in base a quanto avrà “risparmiato” il Pianeta. Nel corso dei primi tre anni di attività il riscontro è stato veramente incredibile, così siamo passati da un progetto di ricerca ad un vero e proprio business sostenibile.”
Qual è il profilo target di un utilizzatore di MUV?
“Gli utenti di MUV possono essere divisi in due macro-categorie. Al primo gruppo appartengono tutti coloro che, già nella loro vita di tutti i giorni, assumono comportamenti responsabili e sostenibili. Per questa categoria di utenti, MUV diventa uno strumento di unione: sentendosi soli nelle scelte, questo tipo di utenti trovano in MUV una realtà con cui confrontarsi. L’altro tipo di utenza è rappresentato dalle persone “normali”, abituate a un certo tipo di routine e che hanno più difficoltà a modificare le proprie abitudini, e su di loro è molto più complicato avere buoni risultati sul breve periodo. L’obiettivo è far riflettere la gente: chi inizia a comportarsi bene, ad esempio iniziando a rinunciare più spesso all’automobile, si renderà conto che ne guadagna a livello di stress, tempo, costi e molto altro ancora.
Cosa ha significato per voi diventare una B-Corp?
“MUV nasce come progetto di ricerca per poi diventare un vero e proprio business sostenibile. Fin dall’inizio per noi la priorità è stata mantenere immutati i nostri principi: avere un impatto sulla vita delle persone spingendole a migliorare la mobilità urbana in favore dell’ambiente. La certificazione B-Corp è una certificazione diffusa in 71 paesi e viene fornita da B Lab, un ente non-profit internazionale. In Italia sono presenti circa 100 B-Corp e per noi il passaggio da non-profit a B-Corp, e quindi a società benefit, è stato quasi naturale.
MUV è un progetto nato contemporaneamente in sei città europee molto diverse fra loro, sia sul piano culturale che su quello meramente atmosferico: in quale città il modello MUV ha avuto un riscontro migliore e perché?
“Abbiamo volutamente scelto città molto diverse tra loro: ad esempio città come Palermo o Barcellona, molto caotiche, e città come Amsterdam o Genk, città molto sane da tutti i punti di vista. Il segreto è stato focalizzarsi su quartieri specifici, così da ottenere un impatto più immediato. MUV ha funzionato bene ovunque, in particolare dove era già presente un forte senso di comunità, ad esempio a Fundao, una cittadina di cinquantamila abitanti in Portogallo. Il prossimo step sarà quello di lavorare con comunità precostruite come scuole o aziende, dove un modello simile potrebbe trovare spazio molto più facilmente.”
Come utilizzate i Big Data che raccogliete? E a tal proposito, quali sono i vantaggi che MUV potrebbe portare alla mobilità urbana di una qualunque città europea?
“Tutte le informazioni che vengono raccolte da MUV, in particolare quelle relative ai percorsi sostenibili, vengono anonimizzate in quanto dati sensibili e gestiti con molta attenzione. Vengono utilizzati come strumento di supporto per i piani di mobilità non solo di città e quartieri, ma anche di piccole realtà scolastiche o aziendali. Nessuno dei dati che raccogliamo viene venduto o ci fornisce una qualunque fonte di guadagno, infatti è importante specificare che il nostro modello di business non si basa sulla vendita dei dati: semplicemente quelli che raccogliamo vengono messi a disposizione dei partner che collaborano con noi.”
Quali sono le caratteristiche e i punti di forza che hanno permesso a MUV di accedere ai finanziamenti della Commissione Europea?
“MUV ha ricevuto un finanziamento per la ricerca di 4 Milioni, ciò significa che il nostro progetto ha superato il bando Horizon della Commissione Europea. I fondi Horizon sono fondi diretti ed essendo fondi europei, la competitività è molto elevata e non è facile accedere. Nel nostro caso è andata bene al secondo tentativo: già una volta avevamo provato a partecipare ma, complice un po’ di inesperienza, non siamo stati finanziati. Le prerogative per sperare di essere finanziati sono, in primis, avere buoni partner con cui collaborare, nel nostro caso i comuni delle città del progetto pilota: Amsterdam, Barcellona, Palermo, Genk, Helsinki e Fundao. Anche altri fattori sono rilevanti: l’esperienza nelle argomentazioni e la capacità di dimostrare di essere coerenti con i valori e i presupposti proposti all’interno del proprio progetto, possono risultare fondamentali per vincere il bando. Già sapevamo che un progetto simile aveva grandi potenzialità: prima di MUV questo stesso concetto lo avevamo già concretizzato sotto un altro nome, TrafficO2.”
Chi sono i vostri partner principali e quali caratteristiche devono avere per collaborare con voi?
“Sono perlopiù scuole, aziende, centri di ricerca, enti non-profit e non solo. Possiamo dividere i partner di MUV in due grandi gruppi, ma la premessa rimane sempre la stessa: scegliamo solo quelli che condividono e appoggiano i nostri obiettivi e la nostra visione. Al primo gruppo appartengono tutte quelle piccole o grandi realtà intenzionate ad adottare in qualche modo il modello MUV: è il caso di un torneo organizzato in Piemonte tra ben dodici istituti scolastici. Dall’altra parte invece abbiamo i cosiddetti media partner, ovvero tutti quelli che hanno il compito di divulgare notizie relative ad eventi e simili. Proprio a tal proposito, noi di MUV stiamo organizzando un grande evento che per la prima volta investirà tutte le regioni d’Italia e, Covid-19 permettendo, questo evento dovrebbe cominciare il prossimo settembre.”
Ad oggi in quanti utilizzano l’app di MUV? E quali sono le prospettive e gli obiettivi auspicati per il prossimo futuro?
“C’è da premettere che la situazione attuale ci ha messo molto in difficoltà: chiaramente un gioco basato sulla mobilità urbana sostenibile ha poco senso se dobbiamo rimanere tutti chiusi in casa. Gli iscritti totali, al momento, superano i diecimila ma in questo caso il dato che ci interessa di più è il tasso di attivazione, che si aggira tra il 16 e il 18%, mentre in media negli altri giochi si aggira intorno al 10%. Gli utenti attivi, ovvero che hanno ottenuto punti nel corso di questa settimana, sono oltre trecento, numero che speriamo possa salire non appena le cose andranno migliorando. Gli obiettivi per il futuro sono chiaramente ampliare il nostro bacino d’utenza e raggiungere la copertura nazionale in maniera massiva. Per fare tutto questo sappiamo di dover lavorare di più sul marketing e, perché no, entrare in contatto con qualche investitore pronto a sposare i nostri valori.”