Green Talks è un format che si propone di raccontare le storie di startup, e in generale imprese virtuose, che si sono distinte nel campo della sostenibilità ambientale e dell’innovazione digitale.
Per il nostro primo appuntamento abbiamo scelto di intervistare il team di Greenaetwork, una nuova piattaforma social dedicata al mondo della sostenibilità ambientale.
Nello specifico, abbiamo chiacchierato con Serena Manoni, una dei quattro founder di Greenaetwork, e le abbiamo posto qualche domanda per approfondire questo nuovo social network a tema “ambiente”.
Qual è il background del team Greenaetwork? Come nasce, a quali esigenze intende rispondere questa piattaforma?
“La nostra storia inizia quando ho conosciuto Leandro a Monaco, all’epoca lavoravamo nella stessa azienda e condividevamo l’esigenza di sviluppare un progetto tutto nostro. Grazie a lui ho poi conosciuto gli altri due componenti del team. Prima di arrivare a Greenaetwork, avevamo in mente un progetto leggermente diverso, ma sempre con finalità di tutela ambientale e sociale: l’idea di partenza era quella di sviluppare una piattaforma contro lo spreco alimentare negli USA.”
Ma quindi come si arriva all’idea di un social network a tema ambiente?
“L’idea di una piattaforma simile è nata dall’esigenza di unire più campi legati alla sostenibilità e soprattutto di creare una realtà partecipativa, in cui si potessero creare connessioni tra le persone interessate a questi temi. Nel campo della sostenibilità ambientale c’è una grande disparità tra domanda e offerta: ci sono tante persone interessate a temi “green” e disposte a investire tempo e risorse ma che hanno difficoltà a mettersi in contatto con realtà valide e, allo stesso tempo, ci sono numerose organizzazioni che agiscono con attenzione e consapevolezza ma che non riescono ad avere adeguati riscontri.”
Se volessimo provare a tracciare un profilo target, qual è l’utente tipo che utilizzerebbe Greenaetwork?
“Innanzitutto, è importante fare una distinzione tra i due tipi di profili che è possibile creare su Greenaetwork: business e individual.
Il profilo business è stato pensato per le realtà aziendali meritevoli che vogliono dare dimostrazione del loro impegno nel campo della sostenibilità ambientale. Questo tipo di account è rappresentato principalmente da aziende categorizzate come PMI. La mission di Greenaetwork è, infatti, la creazione di una community forte che possa quindi dare voce a chi non ne ha i mezzi, come piccole imprese, associazioni no profit ma anche scuole e università. Dall’altro lato abbiamo invece il profilo individual: pensato prevalentemente per i giovani che sembrano essere la generazione veramente interessata alle cause ambientali. Le nuove generazioni si fanno domande e pretendono risposte, e un “luogo” di dialogo costruttivo come Greenaetwork potrebbe essere lo spazio giusto in cui affrontare determinate tematiche tanto care ai giovani.”
Quale sarà, secondo voi, il riscontro che potrebbe avere una piattaforma del genere all’interno del panorama economico e sociale italiano?
“Abbiamo avuto un riscontro decisamente positivo e c’è ancora una grande fetta di pubblico, e quindi di utenza, con un forte bisogno comunicativo inespresso e Greenaetwork, nonostante sia un progetto molto ambizioso, potrebbe essere la strada giusta per cercare soluzioni concrete ai problemi che noi tutti conosciamo. Greenaetwork vuole diventare il luogo dove tutti, aziende, istituzioni e cittadini possono parlare di sostenibilità ambientale, evitando però il fenomeno del greenwashing. Il greenwashing, che tradotto vuol dire ecologismo di facciata, è il nome che ha preso il fenomeno per cui molte aziende negli ultimi anni hanno adottato una strategia di comunicazione finalizzata a costruire un’immagine di sé distorta in positivo sotto il profilo dell’impatto ambientale.”
In che modo Greenaetwork intende perseguire gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030?
“Greenaetwork ha una sezione interamente dedicata ai 17 obiettivi imposti dall’Agenda 2030, in particolare le aziende hanno la possibilità di condividere con tutta l’utenza gli obiettivi che hanno raggiunto, quelli che stanno perseguendo e anche eventuali aspirazioni future. Quindi è giusto dire che il progetto contribuisce in qualche modo a tutti e 17 gli obiettivi, in particolare al numero 17 che parla di partnership tra player per il raggiungimento di obiettivi comuni, che è proprio ciò che Greenaetwork si propone di fare: raggiungere obiettivi legati al mondo della sostenibilità unendo le forze. Agenda 2030 è ancora un argomento di cui si parla troppo poco, in pochi sanno che si tratta di un piano d’azione per la salvaguardia del pianeta firmato nel 2015 dagli stati membri delle Nazioni Unite.”
In che modo la campagna di crowdfunding, partita sul sito produzionidalbasso.com, pensate possa aiutare il progetto Greenaetwork? Credete di riuscire a coinvolgere anche investitori istituzionali?
“I fondi che verranno raccolti verranno investiti per potenziare gli strumenti che abbiamo a disposizione. La priorità è quella di sviluppare un’applicazione per smartphone che possa rendere il servizio molto più comodo e fruibile da un maggior numero di utenti. Questa raccolta fondi è stata una grande opportunità per Greenaetwork anche perché ci ha permesso di creare una serie di link e di porre le basi per delle future collaborazioni con altre realtà legate al mondo della sostenibilità. In parallelo sono state create attività di supporto alla campagna, tra le quali la rubrica “Dritti Al Punto” in cui vengono intervistate personalità autorevoli che si spendono per la tutela del pianeta. Nei primi appuntamenti sono stati intervistati il Prof. Livio De Santoli dell’Università La Sapienza ed il rappresentante per Slow Food, Roberto Burdese.”
Quali sono le innovazioni che Greenaetwork si aspetta di portare al mondo dei Social network? E come intende differenziarsi dai grandi player di mercato?
“Innanzitutto è importante chiarire la premessa del progetto Greenaetwork: la novità che questo nuovo social network vuole portare non è tecnologica bensì concettuale. La rivoluzione sta nel modo diverso di concepire lo strumento: deve cambiare la concezione che si ha dei social network e per questo motivo è importante educare la propria utenza ad un contenuto “impegnato”. Un altro punto focale di Greenaetwork sta nel fatto che il social è stato studiato per disincentivare l’utilizzo passivo come spesso succede in altre piattaforme come Facebook, in cui l’utente scorre la home e decide cosa gli piace e cosa non gli piace in pochi millisecondi. Per disincentivare un utilizzo passivo del social, su Greenaetwork non è possibile ricondividere del materiale altrui e soprattutto l’interazione con un contenuto è possibile solo dopo averlo esplorato, ciò significa che per interagire con un like (team up nel nostro caso) o con un commento si deve obbligatoriamente leggere il post o l’articolo in questione.”